Con la diffusione della xilografia (un metodo di stampa a basso costo) si diffuse anche un nuovo genere letterario, i cui protagonisti non erano gli eroi del romanzo classico giapponese (gentiluomini e samurai) ma l’uomo comune, la cortigiana, la prostituta. Di grande ispirazione furono i racconti della tradizione popolare cinese (1589) chiamati in Giappone Suikoden. Si narrava delle gesta di 36 personaggi principali e 72 secondari tra cui molte donne. Le imprese di questa banda di fuorilegge divennero leggendarie. Erano soggetti emarginati dalla società e vivevano in una comunità chiusa, con proprie regole di condotta ed un loro codice d’onore. Quando venne pubblicata la “Nuova edizione illustrata dei Suikoden” ( scritta da Kyokutei Bakin e illustrata da Katsushika Hokusai) ad inizio 1800, la loro popolarità raggiunse l’apice. Molti di questi soggetti erano tatuati su schiena, petto, braccia e spalle. Hokusai si ispirò ai disegni a carboncino originali e agli abiti dei samurai per ideare i tatuaggi sui corpi dei personaggi. Gli eroi tatuati erano i preferiti dal pubblico e i Suikoden divennero a breve un soggetto classico per le stampe e l’edizione disegnata  da Utagawa Kuniyoshi, meravigliosa e ammirata, gli fece attribuire il riconoscimento di “maestro”.