Le origini del tatuaggio tradizionale occidentale sono da ricercare nel mondo marinaresco e nei suoi protagonisti e quindi tra i tanti personaggi che solcavano i mari alla fine del 1700. E’ il capitano Cook, di ritorno da uno dei suoi viaggi, il primo a raccontare di indigeni con immagini indelebili impresse sul corpo e poco dopo numerosi marinai narrano avventure rocambolesche legate ai tatuaggi tradizionali indigeni che si sono fatti imprimere sulla pelle. Presto nascerà una tipologia di tatuaggio legata alla cultura marinaresca occidentale: rondini, ancore, fari, velieri e altri soggetti vicini al mondo del mare. Nei porti iniziano ad aprire le prime botteghe e chi vive a contatto con questa realtà ne rimane inevitabilmente attratto e affascinato. All’inizio del 1900 si moltiplicano le persone tatuate ed i circensi introducono nei loro spettacoli “l’uomo e la donna più tatuati del mondo” che avranno un enorme successo.
Presto però il tatuaggio verrà associato alla criminalità e alla delinquenza. Cesare Lombroso (medico, criminologo ed antropologo) si occuperà infatti di produrre un saggio nel quale si preoccuperà di mettere in stretta correlazione il delinquente con la pratica di tatuaggio. Da qui l’dea che il tatuaggio fosse praticato da soggetti con una morale deviata e quindi da prostitute e criminali. La pratica del tatuaggio viene quindi vista negativamente e praticata clandestinamente per molto tempo. Questa visione non è stata ancora del tutto abbandonata.